Le origini dei “tiri al bersaglio” vanno ricondotte principalmente all’opportunità di creare nell’Italia risorgimentale le condizioni per un efficiente addestramento delle milizie locali all’uso delle armi, e dopo l’Unità la materia fu regolamentata da una Legge dello Stato che coordinava le Società locali ponendole sotto il controllo prefettizio.
In quel periodo Piacenza, in particolare, valutò diverse alternative per dotarsi di una struttura fissa: dopo che i militari negarono il Vallo Farnesiano (all’epoca accora considerato elemento difensivo) come ipotizzato da alcuni studi che prevedevano l’utilizzo del sottomura tra i bastioni Santa Caterina e Corneliana (nella parte sud della città murata) nel 1887 venne decisa la collocazione nell’area attuale - detta allora “campi del Po” - venne elaborato un progetto a cura dell’Ing. Rinaldo Lusardi dal costo di 18.000 lire, e una volta acquisito il terreno si diede corso alla costruzione.
Il tiro prevedeva 4 linee che partivano da un semplice padiglione di servizio di impianto simmetrico, poco più di una tettoia in legno con alcuni locali chiusi posti in posizione laterale.
Il complesso fu regolarmente collaudato e infine inaugurato il 29 giugno 1889, per poi purtroppo essere dichiarato inagibile poco dopo, nel 1891, a causa di rilevanti problemi di allagamento vista la vicinanza del fiume Po.
Per ovviare alle sfavorevoli condizioni al contorno furono quindi studiate nuove soluzioni progettuali che ipotizzavano sia la delocalizzazione del complesso (ancora nella zona sud delle Mura Farnesiane) che la sua risistemazione: una di queste ipotesi in particolare prevedeva oltre alla sistemazione e messa in sicurezza delle linee vere e proprie l’ampliamento della galleria di tiro e dell’edificio di servizio, anche se gli stessi elementi grafici disponibili denotano la probabile sussistenza di passaggi non documentati e quindi in definitiva la “precarietà” – edilizia e probabilmente anche funzionale – dei manufatti stessi.
Ad ogni modo questo progetto ipotizzava, non senza un minimo di dignità formale secondo i canoni dell’epoca, la realizzazione di un corpo di fabbrica più ampio del precedente con aumento delle linee di tiro da 4 a 7 e la presenza di alcuni ambienti di servizio in avancorpi laterali che tra l’altro ne accentuavano la simmetria.
Ad ogni modo questo progetto ipotizzava, non senza un minimo di dignità formale secondo i canoni dell’epoca, la realizzazione di un corpo di fabbrica più ampio del precedente con aumento delle linee di tiro da 4 a 7 e la presenza di alcuni ambienti di servizio in avancorpi laterali che tra l’altro ne accentuavano la simmetria.
Non è ben chiaro se e in che modo tale proposta sia stata attuata. Ad ogni modo, dopo alcuni lavori di miglioria comunque eseguiti dal Genio Militare nel settembre del 1902 si arrivò all’inaugurazione del nuovo campo di tiro e quindi anche dell’attuale edificio principale del complesso[1].
Pur se in questa definitiva disposizione la galleria di tiro è scomparsa in quanto spostata in altro blocco di servizio posto più a nord ovest, l’edificio è un po’ più ampio di prima e relativamente più complesso: gli avancorpi laterali, ora appena visibili in pianta, vengono riportati invece in alzato articolando la facciata principale con due torrette e un blocco centrale in cui è collocato l’androne di accesso al complesso; sul fronte interno è presente un porticato poco profondo che disimpegna gli ingressi agli ambienti interni, disposti secondo una logica non perfettamente leggibile probabilmente legata ad esigenze di tipo eminentemente funzionale: spazi amministrativi, armeria, laboratorio e alloggio del custode.
Si fa rilevare che, in base alle immagini disponibili, per sottolineare la funzione “marziale” del complesso a coronamento delle torrette erano presenti in origine piccole merlature poi nel tempo rimosse.
[1] I progetti dell’edificio principale come si presenta oggi non sono stati reperiti; si tenga conto tra l’altro che prima della riapertura dell’impianto nel 1987 l’archivio della locale Sezione del TSN era stato compromesso e disperso da anni di incuria e abbandono.
Come rilevabile poi dal confronto tra una planimetria del 1935 e lo stato attuale il complesso - divenuto nel frattempo poligono di tiro militare - nei primi anni ’70 del Novecento fu tagliato sostanzialmente in due dagli espropri per la realizzazione dell’autostrada Torino-PiacenzaBrescia e perse le linee di tiro lungo.
L’attività venne quindi sospesa fino al 1987.
Da allora la locale Sezione del TSN ha eseguito, a proprie spese, sugli edifici – di cui è comodataria – i lavori di manutenzione ordinaria e straordinaria, indispensabili per impedirne l’ulteriore deperimento (sotto la vigilanza e la supervisione delle autorità militari e civili competenti), oltre a lavori necessari per il miglioramento e la messa in sicurezza delle linee di tiro.
Da allora la locale Sezione del TSN ha eseguito, a proprie spese, sugli edifici – di cui è comodataria – i lavori di manutenzione ordinaria e straordinaria, indispensabili per impedirne l’ulteriore deperimento (sotto la vigilanza e la supervisione delle autorità militari e civili competenti), oltre a lavori necessari per il miglioramento e la messa in sicurezza delle linee di tiro.
Fonti: arch. C. Masina (2021)